Locanda Belvedere recensito su Repubblica

C’ è un posto nel cuore del centro Italia che sa di antico, paganesimo forte, dove, tra il calcare e i boschi fitti fitti, ci sono orsi, camosci, caprioli, lupi, linci, gatti selvatici, janare (streghe) e uomini cervo. Luogo primevo scandito da silenzi assurdi che sono uno stargate per entrare in una dimensione d’altri tempi.

Questo posto si chiama Mainarde, montagne con altitudini che superano i duemila metri, valli inorgoglite da fiumi e i circhi glaciali. Un’ oasi d’ insospettabile bellezza, lontana dalle rotte turistiche. Incastonate nei confini dello storico Parco Nazionale d’ Abruzzo Lazio e Molise, le Mainarde meritano un weekend pieno per essere visitate.
E il miglior posto dove fare base è la Locanda Belvedere a Castelnuovo al Volturno. Un posto giovane firmato da un giovane. Stefano Rufo, patron e chef della casa, 33 anni, ha messo su la residenza rurale nel giugno del 2007 sui resti di un vecchio casolare.
Semplicità ed essenzialità, in perfetta sintonia con la natura circostante, la struttura è una piccola alcova con sei camere basic, arredate con uno stile che rasenta il country con legno e ferro battuto. La dimora rurale offre anche un ristorante dove gustare le tipicità dell’ entroterra molisano. Antipasti a base di formaggi e insaccati del posto, tra i primi da non perdere ci sono i ravioli alla scapolese ripieni di ricotta fresca.
Arrivando da Isernia, Frosinone o Cassino lungo le arterie principali, il punto di partenza migliore è sicuramente il monumento religioso tra i più insigni del Molise: l’ abbazia di San Vincenzo al Volturno. Fondata nell’ VIII secolo dai benedettini, in poco tempo divenne importantissima in tutta Europa fino a quando fu brutalmente saccheggiata – morirono circa cinquecento frati – dai saraceni nell’ 881. Risorse nel XII secolo sulla riva opposta, e l’ antico nucleo è costantemente oggetto di scavo da parte degli archeologi che l’ hanno definita una Pompei monastica. Antiche pavimentazioni, mura e soprattutto la cripta dell’ abate Epifanio, una delle più antiche testimonianze della pittura italiana prima del Mille. Da qui l’ itinerario punta a Castel San Vincenzo, su uno sperone di grigio calcare, dove vale la pena visitare le chiese di San Martino, Santo Stefano e San Filippo Neri.

Se in paese sentirete parlare dell’ eremo di San Michele, farete bene a farvi indicare bene dove si trova: vale davvero un viaggio l’ escursione di circa un’ ora per raggiungere un’ alta caverna con la piccola architettura sacra dedicata al Principe degli Angeli. A Castelnuovo al Volturno, invece, si passeggia per un borgo ricostruito del tutto in seguito a un beffardo evento accaduto alla fine del secondo conflitto mondiale, quando truppe inglesi e americane – con la promessa di una ricostruzione ai locali – distrussero il centro antico per registrare un documentario propagandistico. Tristi storie di guerra a parte, Castelnuovo è ormai noto per la festa dell’ Uomo Cervo durante l’ ultima domenica di Carnevale. Si entra a Scapoli, la patria della zampogna, per passeggiare tra i vicoli pieni di portali e fregi in pietra. Il borgo medievale mostra il meglio di sé oltre la porta dello Sporto dalla quale si continua lungo il cammino di Ronda in posizione panoramica. A pochi chilometri, si chiude il tour nel suggestivo paese fantasma di Rocchetta al Volturno Vecchia.

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